Bassa autostima

L’autostima, ovvero la misura della considerazione di sé, è il risultato dell’azione di molti fattori, il più importante dei quali è quel concetto di sé che si forma in tutti noi durante i primissimi anni di vita (nel periodo dello sviluppo chiamato dell’attaccamento), in base a come si occupano di noi le persone che ci accudiscono.

Il bisogno del bambino di pensare che i suoi genitori (da cui la sua vita dipende) siano bravi e buoni influisce grandemente sulla formazione dell’autostima.
Quando un bambino viene trattato bene (quando i suoi bisogni di base vengono soddisfatti), attribuisce a sé il merito del proprio benessere, e quello che “impara” su di sé è di essere meritorio di amore, ossia di valere.
Al contrario, se un bambino viene traumatizzato dalla vita o dalle persone, trascurato (in buona o mala fede) dalle figure di accudimento, trattato male o addirittura abusato, per lo stesso meccanismo psicologico attribuisce a sé la causa della propria sofferenza. E “impara” di non essere meritevole di amore. Di non valere.
Traducendo in parole un istinto primario che parole non possiede, si potrebbe immaginare che il bimbo pensi: “Preferisco credere di essere un bambino cattivo con dei genitori bravi e buoni, piuttosto che credere di essere un bambino normale con dei genitori inadeguati“.

La radice più profonda della bassa autostima risiede precisamente in questo cortocircuito mentale: “devo essere in qualche modo ‘sbagliato‘, altrimenti i miei genitori non mi farebbero soffrire così tanto”.
Naturalmente si tratta di una convinzione erronea ma, all’epoca dello sviluppo in cui si forma, il bambino non possiede strumenti adeguati per metterla in discussione e confutarla.

Su questa convinzione negativa di base si sovrappongono in seguito altri eventi della vita, altri fattori che influenzano anch’essi lo sviluppo e le variazioni della nostra autostima, sebbene in modo meno primario.
Influenza la nostra autostima il come veniamo educati, formati; che cosa ci viene insegnato a considerare “giusto” o “sbagliato”; che cosa ci viene insegnato a prevedere che accadrà nelle varie circostanze della vita, ovvero le nostre aspettative.
Da notare che sono le nostre aspettative che definiscono i nostri concetti di successo e di fallimento, ossia i valori secondo i quali giudichiamo i nostri risultati e spesso, insieme ad essi, noi stessi.

La base della nostra autostima, tuttavia, e in particolare della nostra bassa autostima, è saldamente radicata in quelle convinzioni negative apprese durante i primi tre anni di vita e “immagazzinate” nel più profondo di noi stessi. Incistate in quel luogo dove, sotto forma di informazioni senza parole, sotto forma di conoscenza indiscussa, sono registrate le informazioni di base che abbiamo su noi stessi e sul mondo.

È il luogo della memoria dove risiedono le informazioni che non confutiamo mai. Un luogo difficile da raggiungere perché l’addentrarvisi genera sofferenza. Le convinzioni negative possiedono infatti una carica emotiva considerevolmente dolorosa.
Si tratta di un luogo della psiche in cui le parole non bastano, perché le parole, in quell’area, non hanno lo stesso effetto che producono quando si ragiona.

È un luogo della mente che nessuno prevede di rivisitare, ma che va invece esplorato da chiunque voglia correggere un qualsiasi apprendimento erroneo assimilato all’epoca del primo attaccamento.
Da chiunque voglia, cioè, intraprendere un percorso terapeutico che gli consenta di usare i suoi attuali strumenti di comprensione per mettere in discussione quelle convinzioni negative e sviluppare una autostima sana e funzionale.

Utilizziamo cookies per elaborare statistiche anonime. Ogni interazione ne implica l’accettazione. Informativa estesa

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi