Ansia
L’ansia, come la paura, è un meccanismo fisiologico normale che serve a preparare l’essere umano a reagire a un pericolo. Ansia e paura sono espressione della stessa reazione psicoemotiva.
La differenza tra ansia e paura consiste nel fatto che si prova paura quando si conosce il pericolo che incombe su di noi, mentre si prova ansia quando se ne ignora la natura (pur pensando, inconsciamente, che “da qualche parte” ne esiste uno).
Un certo livello di paura è necessario alla sopravvivenza, e lo stesso vale per l’ansia, che pesca nelle parti non razionali della nostra mente per avvertirci di pericoli di cui ancora non siamo consapevoli.
Un certo livello di ansia è dunque non solo necessario ma anche augurabile.
A volte, però, l’ansia diventa eccessiva e prende il sopravvento sulle proprie funzioni positive (mettere in guardia contro un pericolo ancora non manifesto).
In questo caso, e solo in questo caso, l’ansia diventa patologica e rappresenta un problema.
Un problema che va risolto non eliminando del tutto l’ansia ma riportandola a livelli funzionali.
L’ansia e la paura affondano le proprie radici nei meccanismi di sopravvivenza più arcaici del nostro organismo (reazione combatti-o-fuggi) e per questo motivo, senza chiedercene il permesso (per guadagnare tempo), mettono in azione le parti del nostro corpo che servono per combattere o per fuggire in modo efficace.
È normale dunque che, in preda all’ansia o alla paura, il corpo si prepari accelerando il battito cardiaco per ossigenare meglio i muscoli, diminuendo l’afflusso sanguigno alla nostra pelle e all’apparato digerente (che in quel momento ne hanno meno bisogno), aumentando la sudorazione per abbassare la temperatura (presumibilmente) sviluppata dai muscoli in azione, e accelerando il nostro respiro.
Noi, però, non siamo più degli esseri primitivi il cui allarme veniva provocato da elementi ovvi. Siamo diventati tanto complessi quanto psicologicamente sensibili, e questo fa sì che, a volte, ciò che ci mette in allarme non è chiaramente identificabile. Spesso, l’ansia è solo un sintomo di un altro disturbo psicologico.
I sintomi dell’ansia, ossia le normali modifiche del nostro corpo dovute all’ansia per la percezione (a livello inconsapevole) di un pericolo, possono dunque sembrare strani e “pericolosi” di per sé, diventando essi stessi causa di altra ansia e di paura.
Si origina così un circolo vizioso per cui uno stimolo esterno o interno (di cui magari non ci rendiamo nemmeno conto), ci mette ansia. La nostra reazione alla nostra ansia ci spaventa, la nostra reazione a questo spavento ci mette ancor più in allarme e così via fino a provocare una crisi di ansia, o addirittura un attacco di panico, effetto esagerato e massimizzato delle nostre normali reazioni fisiologiche alla percezione di un pericolo.
Alle prime, sgradevolissime, manifestazioni di ansia patologica segue molto spesso una reazione di evitamento (che porta a evitare situazioni, luoghi, persone, ecc. che richiamano quell’ansia) ed è proprio sulle diverse combinazioni tra intensità, durata dell’ansia, e comportamenti di evitamento, che si fonda la classificazione dei vari disturbi di ansia.
Il percorso terapeutico per l’ansia inizia con una fase di stabilizzazione seguita da indagini volte a individuare le origini dello squilibrio. Le cause dell’ansia eccessiva vengono poi affrontate con specifiche tecniche di elaborazione in modo non solo da disattivarle ma anche da fornire alla persona un ricco bagaglio di risorse personali utilizzabili in futuro.